[Masci] 4° PARETE ed ultima
Alberto Albertini
vonalbert a tin.it
Ven 4 Gen 2008 21:01:14 CET
Racconta uno dei nipoti delle sorelle Portoghesi, Telemaco Tuzi, che
Criconia, in procinto di sposarsi, chiese e ottenne che gli fosse
lasciata la stanza più grande dove voleva sistemarsi con la moglie in
attesa di una soluzione definitiva; quella stessa stanza, prima del
matrimonio di Criconia, di comune accordo fu utilizzata da Fanfani
allorché questi, nominato ministro del Lavoro, si trasferì a Roma con
la famiglia. Intanto su insistenza della Bianchini, una delle padrone
di casa Laura Portoghesi, la quale aveva già trovato una persona che
si occupasse delle pulizie dell'appartamento del II piano, decise di
provvedere alla preparazione dei pasti e da allora tutti mangiarono
insieme.
La comunità cresceva. Si aggregò La Pira che per un certo tempo
aveva abitato con Dossetti in via Bonifacio VIII - oggi via Alcide De
Gasperi - nello stesso palazzo dove abitava lo statista trentino;
vennero via via altri giovani. Il nome della Comunità del Porcellino,
racconta Tuzi, nacque dall'intercalare che Laura Bianchini - in casa
detta Laurona per distinguerla da Laurina Portoghesi, molto più
piccola e minuta - era solita utilizzare. "Laurona, carattere forte
da "vecchio alpino", come a lei piaceva definirsi, quando perdeva la
pazienza etichettava gli interlocutori, e specialmente i commensali,
con l'epiteto: "Tu sei un porco"".
L'11 giugno del 1947 alle ore 21, nel salotto bello della casa
fu convocata la comunità e nello spirito fucino - sanamente
goliardico - che li distingueva, fu redatto un atto ufficiale di
costituzione con il padre Caresana in qualità di notaio. Autori
principali del testo furono un altro oratoriano: padre Guido Adolfo
Martinelli - anch'egli bresciano - e la professoressa Bruna Carazzolo
di Padova, a Roma in quanto vicepresidente dei laureati cattolici, e
ospite fissa alla tavola della "Comunità".
"Il primo emblema della Comunità fu un porcellino di vetro
appeso, con nastro tricolore, al lampadario della sala da pranzo.
Dono di Vittorino Veronese. Fu seguito da un tagliere di legno a
forma di porco che fu suddiviso in diverse parti assegnandone una a
ciascuno dei soci: lardo di Beppe (Lazzati), spalla di Criconia,
pancetta di Piccioni, prosciutto in miniatura di Laura (Bianchini),
zampino di Fanfani, zampone di Pippo (Dossetti), gota di Angela
(Gotelli), cuore di Giorgio (La Pira), grugno di Calosso, orecchie di
Portoghesi.
"Sul retro fu scritto: Lazzati, Dossetti, Gotelli e Bianchini
furono a Roma da porcellini, a eterna memoria di loro pose il
Ministro del Lavoro. 1947".
Inutile dire che la routine dei pranzi e delle cene fu
movimentatissima e che spesso si distingueva per ospiti molto
particolari. Da De Gasperi a Scelba, da Maritain a padre Gemelli.
Era consuetudine, non sempre rispettata - osserva con rammarico
Tuzi - riportare su un diario avvenimenti e citazioni. Una di queste,
egli dice, resta chiara nella memoria: sono gli auguri di padre
Caresana alla "Comunità" per l'Epifania del 1949. Il parroco della
Chiesa Nuova, originario di Brescia, amico carissimo e confessore di
monsignor Giovanni Battista Montini, così scriveva: "Ai parrocchiani
di via della Chiesa Nuova 14, ultimo piano! Conforto e attesa del
Padre curato e... della patria".
Padre Caresana rimase sempre legato a tutti i membri della
"Comunità". E quando Dossetti decise di farsi sacerdote e scese dal
religioso oratoriano per comunicarglielo e per chiedere consiglio
egli lo portò dinanzi all'altare dove riposa san Filippo Neri e -
come ricorda padre Peppino Ferrari, che era presente - fattolo
inginocchiare gli disse di affidarsi al santo romano.
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Alberto Albertini
vonalbert a tin.it
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