[Masci] Il papa alla sapienza: Rubbia

Giovanni Caluri giovanni.caluri a alice.it
Sab 19 Gen 2008 22:31:32 CET


                     FEDE E RAGIONE 
                       Rubbia 
           Col Papa un «incidente» che fa male 
                  alla salute della scienza italiana
 
 DI PAOLO VIANA  Copyright (c) Avvenire

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 Ha studiato la fisica ovunque e ovunque l’ha insegnata, dalla 
Normale alla Columbia, dal Cern ad Harvard, passando per 
innumerevoli centri di ricerca e accademie scientifiche di 
ogni latitudine.
  Non facendosi mancare neppure una tappa alla Sapienza.
  Malgrado il premio Nobel, ricevuto nel 1984 per gli studi
sulle particelle elementari, abbia fatto di lui stesso un 
patrimonio del mondo, ancora oggi Carlo Rubbia non nasconde il
disappunto di fronte allo sciupio nazionale della ricerca italiana
– che lo ha visto protagonista di una clamorosa rottura con ilg
governo Berlusconi – e al decadimento culturale dell’università.
  E il disappunto si trasforma in rabbia quando qualche collega
gli chiede conto di quelle notizie che raccontano, all’altro capo
del mondo, di un’Italia universitaria intollerante e anticlericale. 
 Certi suoi colleghi, alla Sapienza, sono saliti sulle barricate per
difendere la 'laicità' della scienza dal Papa: secondo lei, scienza
e Chiesa sono nemici? 
  "Faccio parte di molte accademie in tutto il mondo e tra le tante
anche dell’Accademia pontificia. 
Ne faccio parte da oltre vent’anni: siamo un’ottantina di 
scienziati, scelti non in base al nostro credo religioso ma alle
nostre competenze.
  Ne fanno parte, per capirci, la Levi Montalcini, Cavalli Sforza 
e Stephen Hawking.
  Non credo che siano stati scelti perché siano dei difensori 
della fede cristiana, anzi, ne sono certo.
  Ne­gli ultimi anni, prima di diven­tare Pontefice, ha fatto
parte di quest’istituzione anche il cardinale Ratzinger, nostro
'collega', con rispetto parlando. 
  Ebbene, io posso testimoniare che quest’uomo è un personaggio
di grande cultura, straordinariamente aperto e quello che ha
detto in questi consessi, le sue posizioni sono state sempre di
estrema chiarezza e di grande rilievo nel campo delle scienze 
storiche e umanistiche.
  Ma la stessa Accademia, che è parte della Chiesa cattolica, 
come ho detto, funziona da sempre come un’istituzione laica e
tollerante, che lavora nel segno del dialogo.
A proposito, il presidente è Cabibbo, un fisico della Sapienza,
che non è tra i firmatari della lettera che ha scatenato
la protesta." 
 E allora come spiega quest’incattivimento antipapale? 
 "I cervelloni del dipartimento di Fisica della Sapienza hanno
attaccato il Papa sulla base di ricostruzioni non del tutto
corrette, come ha dimostrato il matematico Israel, trascurando
la realtà storica, cioè che la posizione di Ratzinger sui 
rapporti tra la chiesa e Galileo è sempre stata una posizione di
estrema chiarezza. 
Accusare il Papa per il processo a Galileo sarebbe, se mi 
permette un paradosso, come attaccare Veltroni in quanto 
sindaco di Roma perché Pilato si è lavato le mani per Gesù.
  Poiché però questi miei illustri colleghi non hanno diritto
all’ignoranza, dobbiamo considerare i loro 'errori' 
alla stregua di provocazioni." 
  Questa provocazione può interrompere il dialogo tra università
e Chiesa? 
  "Relativizzerei il caso, altrimenti lo sopravvalutiamo.
   Il numero dei fisici che hanno sostenuto questa posizione 
è inquietante, ma gli studenti che hanno dato corpo alla 
gazzarra goliardica di questi giorni sono poche centinaia
su molte migliaia di iscritti.
  Il pasticcio lo hanno fatto i media amplificandola:
 le immagini del dileggio del Santo Padre hanno fatto 
il giro del mondo, le trovate su tutti i giornali del pianeta.
  Non si è dato invece altrettanto spazio alla voce della 
maggioranza che non ha protestato.
  Non possiamo dimenticare che il Pontefice gode del rispetto
di un miliardo di persone, ed è stimato anche da molti non
cattolici che hanno a cuore la libertà di pensiero di tutti.
  Al Cern, per capirci, il suo predecessore, Giovanni Paolo II
è stato ricevuto con estremo rispetto e interesse.
  Esattamente come il Dalai Lama.
  La grande maggioranza di chi lavora nel mondo scientifico
non è cattolica ma non per questo non ascolta quel 
che dice il Papa."
  Quanto fa male alla scienza italiana questo 'incidente'? 
  "Tanto.
   Oggi la scienza italiana è in condizioni difficili.
   Ha grandi difficoltà a sostenere il confronto con il resto
   del mondo: scienza vuole dire dialogo, cultura, tecnologia
   e noi anno per anno subiamo tagli finanziari e insuccessi
   nella ricerca e nella didattica.
   Questi sono i veri problemi su cui dovrebbero applicarsi i
   miei colleghi della Sapienza.
   Ma lo sa che nel test Pisa, con cui l’Unesco ogni anno 
   misura la preparazione di tutti gli studenti del mondo,
   l’Italia è fanalino di coda? Se uno studente è somaro 
   è colpa sua, la stessa cosa vale per due o tre studenti,
   ma se lo sono tutti è colpa dell’insegnante. "
   Scienza e fede possono convivere? 
   La scienza deve fare la sua strada liberamente – ma nessuno
lo nega e men che meno il Papa – e produrre dei risultati,
che spesso trovano un riflesso nelle religioni. Pensiamo 
all’assonanza tra la ricostruzione del Big Bang e il 
linguaggio poetico e suggestivo della Genesi.
  La religione non impedisce allo scienziato di andare a 
guardare come sono fatte le stelle.
  Gli scienziati studiano il cancro e cercano di migliorare
la vita delle persone senza il bisogno di 'scontrarsi' 
con la religione.
 Del resto, questo episodio ha poco a che fare con la scienza.
 Il vero ricercatore non va in giro a starnazzare con 
pupazzetti che dileggiano il Papa." 
 «Le immagini del dileggio di Benedetto XVI hanno fatto 
il giro del mondo.
 Non si è dato altrettanto spazio alla voce della maggioranza
che ha protestato» «Da vent’anni faccio parte della 
Pontificia Accademia delle scienze: è un’istituzione laica e 
tollerante, che lavora nel segno del dialogo» 
 

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