[Masci] per la festa della croce

[P. Giorgio Lobbia]

Gli uomini conoscono la sofferenza, ma non tutti conoscono il crocifisso e ne riconoscono oggi il suo amore. 

Dio è intervenuto per noi quando la nostra esistenza fallimentare minacciava di precipitare nella disperazione  (Bonhoeffer)

L'idea di Dio di dare un taglio con le disperazioni dell'uomo è stupefacente: con la croce del figlio suo Dio ha ridato dignità all'uomo anche nelle sue morti. "Avevi consentito che la corona delle tue creature cadesse a terra e sembrava fosse finito lo splendore dell'uomo" (Ps 88,39) Gesù ha visto molte croci tra gli uomini, pesavano troppo. 

È morto PER noi.

Ora l'uomo non ha bisogno di tante consolazioni, la croce gloriosa giustifica le nostre sofferenze e delle croci possiamo parlare perché il crocifisso vive, è risorto.

In tempi in cui non si avverte molto la azione di Dio, emerge la miseria umana e la croce di Gesù consente ai fedeli di non sentirsi paralizzati entro le proprie colpe; consente di conoscere la traccia verso il cielo dei cieli, perché anche i fedeli sono morti con Gesù e vivono con Lui.

Scendendo dal Calvario e nei giorni successivi i discepoli di Gesù non hanno detto: "che disgrazia gli è toccata" e nei giorni successivi non hanno detto: "meno male che è risorto", ma hanno considerato Gesù a livello dei miracoli precedenti e anche più perché la croce gloriosa esauriva ogni loro perplessità.

Il dolore li ha spinti a vedere alto e a pensare come Dio e la sua Parola: In Gv e in Lc ci accorgiamo che la croce può essere espressa anche in un'altra maniera, attraverso la ascensione dall'orizzonte terreno a un orizzonte infinito. Per Lc era una ascensione nel cielo dei cieli; Gv vedeva già la croce come la sua gloria, per Mt fu l'occasione per ricordare la Parola dell'AT.

Cfr Mc 14,25 "non berrò fino a che non sarò nuovo" la croce era la direzione giusta + il criterio per interpretare di ogni mistero.

 con scuse per lo spessore della teologia

padre Giorgio Lobbia