[Masci] Due cuori e una provetta

Giovanni Caluri giovanni.caluri39 a gmail.com
Ven 5 Nov 2010 16:52:46 CET


Avvenire - Giovedì - 5 Novembre 2010  pag.22

Due cuori, una provetta, nessun papà

Viva le donne che fanno tutto da sole,
abbasso la religione che ostacola la loro felicità
sulla base di dogmi e benedetta la scienza che può
sostituire un padre con un flacone.
La nuova commedia con Jennifer Aniston,
Due cuori e una provetta
arriva domani nelle sale italiane, ma il corollario
di interviste promozionali e battaglie ideologiche
è già qui, come fu per l’uscita in America.
E spazia dalle dichiarazioni dell’attrice,
secondo la quale «le donne non hanno più bisogno
di un uomo per fare un figlio»,
al vademecum su dove andare (e quanto spendere)
per concepire un bambino con la fecondazione
eterologa, pubblicato con la sua intervista
sul settimanale A (si veda l’approfondimento qui  -a seguire-).
Perché questo film rappresenta il passo avanti
di tutte le commedie in cui i migliori amici
si scoprono innamorati un secondo prima (o dopo)
che uno dei due capitomboli nelle braccia
di qualcun altro e di quelle in cui il
colpo di scena rimette tutto in ordine.

Il titolo originale è The Switch , lo scambio,
perché racconta dello scambio accidentale
di due provette.
In quella finita per sbaglio nel lavandino
c’era il seme di un donatore selezionato dalla
protagonista, la single quarantenne Aniston;
nel flacone utilizzato, invece, i gameti del
migliore amico di lei, Jason Bateman,
ipocondriaco manager senza voglia di crescere.
La sostituzione diventa lampante quando Aniston
torna a New York con un figlio di sette anni
che teme anche la sua ombra e ha gli stessi tic
del padre biologico, innamorato della madre-amica.

Così quella che sembra una commedia diventa invece
una battaglia fra le righe per il diritto a
fabbricarsi un figlio come, e soprattutto quando,
si desidera.
Racconta ridacchiando quanto sono moderni
gli Stati Uniti, dove una donna può liberamente
scegliersi un donatore sconosciuto e il segreto
della vita è tutto in un barattolo.
Poi arriva la realtà, e un figlio che ha diritto
di sapere chi è suo padre, perché la legge del
Dna vale per tutti.
Ma i concetti di paternità e maternità
si sciolgono in un quadro dove contano molto i
sorrisi sbiancati, a favore del messaggio:
«Il figlio è mio e me lo gestisco io».
I problemi della protagonista sono un po’ i miei,
dice Aniston seria ed empatica nelle interviste,
mentre ammette che crescere un bambino
in una famiglia sarebbe il massimo,
ma se ciò non è possibile per fortuna i medici
permettono di
«prendere in mano le redini del proprio destino»
e avere un figlio.
Nessun problema per chi cresce senza padre:
«Ovunque ci sia amore c’è legittimità», dice.
Per rafforzare la sua tesi i giornali americani,
all’uscita di The Switch , si sono messi a sciorinare
studi 'scientifici' su quanto sia inutile avere un
padre e quanto invece sia bello crescere con
due madri lesbiche perché in fondo,
a parte i soldi, quel che conta è l’amore senza etichette.


Stesso messaggio quello del film
(e della sua promozione)
The kids are all right, appena presentato a Roma.

Una delle due protagoniste, Julianne Moore,
ha tenuto a sottolineare che
«nell’amore c’è molta elasticità»
e ha raccontato che con i suoi figli gioca spesso a
«Chi sposerò da grande?». La risposta può essere
alternativamente un uomo, una donna o altro, perché
«qualsiasi scelta si faccia, una famiglia è una famiglia».

Quella del film, in particolare, è formata da due
lesbiche borghesi e dai loro due figli adolescenti
che reclamano il padre.
Dietro le loro provette c’è un macho rozzo, che
riesce a sedurre perfino una delle due madri.

Il film – la cui regista, Lisa Cholodenko, è una
madre gay – è stato applaudito in America come trionfo
della normalità, immagine dei matrimoni che,
dopo tanti anni, affrontano gli scossoni della vita
e delle passioni.
Nel finale la famiglia, 'moderna' nella struttura
ma 'tradizionale' nei modi, regge benissimo all’urto
e scaccia l’intruso, ma nulla batte il lieto fine
della favola surreale di The Switch :
lì la Aniston, caso assolutamente unico al mondo,
con la provetta guadagna in un colpo solo un
padre per suo figlio e l’amore della vita.

Fabbricarsi il figlio con un «donatore»
ignoto diventa parte della normalità.
L’importante che ognuno sia libero
di fare con la vita quel che meglio crede


Valeria Fizzotti

-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->-->


«A», la solita storia:
idee a senso unico E il contraddittorio?

Due film in promozione e dunque interviste, dibattiti,
tanti pro e pochi contro.
Il tema è simile: figli in provetta,
genitori single o coppie omosessuali felici
della loro vita normale.
Che sia il personaggio di Jennifer Aniston,
single in cerca di maternità in
«Due cuori e una provetta» o quello di Julianne Moore,
madre lesbica in «I bambini stanno bene»,
la musica è la stessa.
I settimanali ci vanno a nozze.
Ed ecco che l’americana Aniston si concede
una lunga chiacchierata con A,
in cui si scopre che nella realtà più che la provetta
sogna un marito, e pur
«difendendo una scelta di questo tipo»,
«non si sente pronta a un passo come la
fecondazione artificiale eterologa».

Anche perché, confessa, lei, già divorziata da
Brad Pitt e ora single,
«continuo a credere nel matrimonio, o almeno
in un forte legame con un compagno».
Ma A sembra aver fatto della critica
alla legge 40 un cavallo di battaglia,
tanto che nelle pagine seguenti pubblica
un vademecum a senso unico su dove andare,
cosa fare, quanto mettere a budget se ci
si vuole sottoporre all’eterologa.

Ovviamente all’estero.
E senza l’ombra del contraddittorio.


Dei motivi per i quali la legge 40 non consente
questo trattamento, nemmeno una parola.
Degli embrioni sprecati nella rincorsa
alla maternità, zero.
Della nascita di figli che non conosceranno
mai il padre o la madre biologici, tanto meno.
Con anche qualche piccola mistificazione,
laddove si legge che
«gli ormoni (necessari per la stimolazione ovarica, ndr.)
non fanno male alla salute della donna».
Parola di Pedro Barri, medico in un istituto di
procreazione assistita a Barcellona, che proprio
disinteressato non è.
Oltretutto, il protagonista maschile di
«Due cuori e una provetta», Jason Bateman
(nel film è il migliore amico della Aniston,
che scambia la provetta del donatore di seme
diventando il padre biologico del bebé),
sempre su A dichiara che lui, nella realtà,
non potrebbe mai fare il donatore di gameti,
perché vivrebbe «malissimo sapendo che
da qualche parte ci sono figli miei senza c
he io ne sia pienamente il padre».
E se fosse questa la verità? E non quella
di Julianne Moore, che martedì ha presentato
il film in cui interpreta una madre lesbica,
dicendo che
«ormai negli States è assolutamente normale che sia così».

Chi avrà ragione? Tra i due litiganti,
anche Valeria Marini dice la sua su Gente :
voglio un figlio e lo farei anche in provetta,
si confessa,
però
«per fare un figlio sarebbe meglio essere in due».
Come non essere d’accordo?

Antonella Mariani
-----------------------------------------------------


--
        .---.
       (..¦..)
-_______..¦.._______-
(-.-<_..\.¦./.._>-_-)
..-_-<_..\+/._>-_-
.......GioVanni- Caluri

Giovanni.Caluri a alice.it
(Lupo Volante)
ScoutTag Regina Margherita (TO) (MASCI) A.S.







Maggiori informazioni sulla lista Masci