[Masci] Ma no, che ci siamo!

Giovanni Caluri giovanni.caluri39 a gmail.com
Mer 9 Feb 2011 21:24:10 CET


Vai tranquillo Pino,
siamo tutti qui.

solo che per evitare di affrontare temi
che rischiano di essere allusivi e politically
UNcorrect, tutti stanno zitti e bai.

proverò anche io rimandando sulla lista ciò
che ho spedito alla congrega di "noi vecchi del TOXXIV"
gente cresciuta a pane e scoutismo alla mensa
dell'indimenticato Luciano Ferraris
Indimenticato anche dopo 22 anni dal suo ritorno
al Padre.

mi perdoneranno quelli di loro che si ritrovano
una seconda volta questa riflessione. ma qui la
provocazione è tuttaltro che leggera.

ecco il testo:

ho ripescato da Avvenire

http://www.avvenire.it/Dossier/Risorgimento/1861+Chiesa+nel+mirino_2010030908524
81030000.htm

(Okkio che il link se compare su più righe dovete ricostruirlo)



l'articolo di questa storica, Angela Pellicciari,
Accusata di filonazismo quando insegnava al liceo,
da una parte politica così sprovveduta, che la
comunità ebraica ha vigorosamente smentito;
in primis da parte di ebrei che furono suoi allievi.
E mi sto chiedendo se come cattolici abbiamo proprio
così tanto da celebrare.
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«1861, Chiesa nel mirino»
«L’attacco al papato non fu un effetto collaterale del Risorgimento, ma il suo
fine».
«Tutte le fonti dell’800, sia di parte cattolica che di pare massonica, dicono
la stessa cosa: che la fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di
forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere
la Chiesa». Angela Pellicciari, la studiosa che ha riportato alla luce negli
ultimi anni una mole di documenti e fatti sulla violenza dell’utopia
risorgimentale – da "Risorgimento da riscrivere" (Ares 1998) a "I panni sporchi
dei Mille" (Liberal 2003) a "Risorgimento anticattolico" (Piemme 2004) – si dice
sconcertata all’idea che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od
occulti queste cose.

Non fu dunque, quello contro la Chiesa, un conflitto collaterale all’obiettivo
dell’unità d’Italia?

«Pio IX lo disse in decine di interventi e così Leone XIII: la fine del potere
temporale era strumentale al crollo del potere spirituale. Liberali e massoni
erano convinti che togliendo al Papato le sue ricchezze questo sarebbe crollato
anche spiritualmente. Perché proiettavano sulla Chiesa le loro categorie».

Fu anticattolicesimo o piuttosto anticlericalismo, contro l’invadenza della
Chiesa in ambito secolare?

«Non si è trattato di anticlericalismo, ma di anticattolicesimo, che è cosa
molta diversa. Una circolare del Grande Oriente del 1888 dice proprio questo ai
fratelli: guardatevi bene dal non usare la parola anticattolicesimo, ma di usare
la parola anticlericalismo, perché noi non siamo ufficialmente contro Cristo e
la Chiesa, siamo solo contro i clericali che la snaturano».

Anche lo Statuto Albertino, infatti, riconosceva, all’articolo 1 quella
cattolica come la sola religione di Stato...

«Nell’800 la grande maggioranza degli italiani era alla ricerca di una qualche
forma di Stato unitario o federale. Pio IX era favorevole e insieme a lui tutta
la Chiesa. Quando di questo progetto si appropriano in modo anti-cattolico i
Savoia e i liberali di tutto il mondo – liberali di tutto il mondo unitevi è il
vero slogan dell’800, che precede quello marxista – in un tale contesto il papa
e i cattolici, ovviamente, si tirano indietro. Ora, qual era la motivazione
ufficiale per cui competeva ai Savoia liberare l’Italia? Era che loro erano
moralmente migliori degli altri sovrani, perché favorevoli a una monarchia
costituzionale in uno Stato cosiddetto liberale. Arriviamo al punto. Nel 1848 è
approvato lo Statuto Albertino e nel 1848 il parlamento sabaudo discute di come
sopprimere i gesuiti. Ma i gesuiti non sono un ordine della Chiesa cattolica,
unica religione di Stato? Fatto sta che i beni della Compagnia di Gesù vengono
espropriati mentre i gesuiti sono sottoposti a domicilio coatto perché rei del
nome. Sottolineo: uno Stato liberale che mette al domicilio coatto delle
persone… perché ree del nome! Nel ’55 allungano il passo e sopprimono gli ordini
mendicanti e le monache di clausura: 35 ordini religiosi. Alla fine del
Risorgimento, nel ’73, vengono estese a Roma le leggi eversive, ovvero i 57mila
membri di tutti gli ordini religiosi (ribadisco: della Chiesa di Stato…) sono
messi sulla strada e i loro beni vengono espropriati. Beni donati dal popolo
italiano nell’arco di secoli, che finiscono ad arricchire i liberali: migliaia
di edifici bellissimi, circa due milioni di ettari di terra, dipinti, sculture,
oggetti d’argento, pietre preziose, archivi, biblioteche… Questa operazione la
vogliamo chiamare rispettosa della Costituzione? Per non parlare delle 24mila
opere pie che operavano in tutta Italia: soppresse. È grazie a provvedimenti di
questo tipo che l’Italia si è trasformata – per la prima volta nella sua storia
millenaria – in una nazione di emigranti. Il Risorgimento è riuscito
nell’impresa di trasformarci in una nazione da nulla: l’Italietta».

Si sono accaniti meno sul clero secolare, tuttavia. Come mai?

«Perché i religiosi non vivevano come i parroci in mezzo alla gente e i liberali
volevano evitare una sollevazione di massa. Questo era chiarissimo già dal ’48,
nei dibattiti del Parlamento subalpino. Non di meno, il codice penale approvato
nel ’59, agli articoli 268, 269 e 270, imponeva al clero di obbedire a tutte le
leggi dello Stato e puniva con il carcere di due anni e duemila lire di multa
tutti coloro che disobbedivano con "parole, opere e omissioni". In sostanza, i
preti che si azzardavano in chiesa a ricordare che il governo liberale era
scomunicato incorrevano in questo reato di "parole"… Un prete, ovviamente, non
poteva sposare o celebrare il funerale di un liberale scomunicato: qui scattava
la disobbedienza per  "omissione". Questo era il rispetto della "sola religione
di Stato". Il Risorgimento ha attuato gli stessi provvedimenti anticattolici
messi in atto tre secoli prima dalle nazioni protestanti: l’unica differenza è
stata che, mentre Lutero, Calvino ed Enrico VIII, agivano in odio dichiarato
alla Chiesa cattolica, i liberali italiani erano vincolati al rispetto formale
della Costituzione e si professavano più cattolici del papa. Una menzogna
radicale che invano Pio IX ha denunciato in decine di encicliche, oggi del tutto
dimenticate».

Una "liberazione" più o meno brutale del Kulturkampf in Germania, per esempio?

«Certamente più violenta del Kulturkampf, che è stato fermato dall’azione del
Zentrum, il partito cattolico di centro. Qui sono andati ben oltre e non li ha
fermati nessuno. Si sono arrestati, ad un certo punto, solo per la paura
dell’ondata socialista».

Si cita spesso, per ridimensionare la portata di quegli avvenimenti, la frase di
Paolo VI sulla «Provvidenza che tolse al papato le cure del potere temporale
perché meglio potesse adempiere la sua missione spirituale nel mondo».

«Una frase strumentalizzata. Intanto dire che è finito il potere temporale, come
fanno in molti, è dire un’inesattezza. Il potere temporale è ridotto a un
territorio simbolico, ma c’è e questo salva la libertà della Chiesa nella
libertà del papa dal non essere suddito/cittadino di nessun altro Stato. Il papa
è sovrano in Vaticano. Secondo, Dio è capace di estrarre da un male un bene
maggiore.
 Ma questo è, per l’appunto, opera della sua provvidente onnipotenza. Fosse
stato per i liberali, la Chiesa cattolica avrebbe semplicemente cessato di
esistere».
 Andrea Galli Avvenire --

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rileggendo quest'articolo, io che sono stato allevato nella
convinzione della grandiosità del Risorgimento,
e della fedeltà alla Patria (con la P maiuscola)
ho sentito la necessità di capire di più,
e mi sono trovato a leggere
"o Roma o Morte" di Arrigo Petacco.

Questo storico ricostruisce il clima e le premesse del
decennio turbolento che si concluse nel 1870
 con “Roma capitale”.
Rivivono in questo libro, sfrondate dagli orpelli
della retorica risorgimentale, le imprese dei briganti, che per cinque anni
impegnarono la metà dell’intero esercito italiano; gli eroismi di tanti giovani
legittimisti che, affascinati dall’intrepida Maria Sofia, ultima regina di
Napoli, si immolarono per la difesa di un mondo destinato a scomparire.
Nel racconto, intessuto di oscuri retroscena, assistiamo alle spedizioni
fallimentari di Garibaldi in Aspromonte e a Mentana, ma anche all’inedito
tentativo compiuto dal presidente Lincoln di affidare all’invitto, ma frustrato,
generale il comando dell’esercito “nordista” impegnato nella guerra di
secessione.
Rivive, nella sua cruda realtà, anche la terza guerra d’indipendenza, che rivelò
l’inadeguatezza della nostra orgogliosa casta militare, battuta a Custoza e
naufragata a Lissa (con la sola eccezione della vittoria garibaldina di
Bezzecca), che ci consentì di ottenere il Veneto “in limosina”, grazie a un
umiliante escamotage di Napoleone III.
Pur essendogli debitrice della raggiunta unità, l’Italia non esitò ad
approfittare della sua disgrazia (la sconfitta subita a Sedan nella guerra
contro la Prussia) per impadronirsi di Roma, rimasta indifesa, e consentire così
a Vittorio Emanuele II di esprimere, davanti al portone del Quirinale, la sua
soddisfazione con una frase diventata storica: “Finalment ij suma!”.
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Non discuto su cosa siamo adesso- una patria (forse) unita
che chiamiamo Italia.

Per la quale i miei fratelli parà si dichiarano
"orgogliosi di servire in armi la Patria"

Ma penso sia bene non dimenticare che
Historia Magistra Vitae est.
e ogni volta che il laicismo attacca la Chiesa,
ricordarsi il passato per prevenire (contenere?)
ulteriori danni.

--
        .---.
       (..¦..)
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(-.-<_..\.¦./.._>-_-)
..-_-<_..\+/._>-_-
.......GioVanni- Caluri

Giovanni.Caluri a alice.it
(Lupo Volante)
ScoutTag Regina Margherita (TO) (MASCI) A.S.





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