[Masci] R: alla ricerca del metodo...........
Giovanni Caluri
giovanni.caluri39 a gmail.com
Sab 11 Feb 2012 14:26:55 CET
> -----Messaggio originale-----
> Da: masci-bounces a scoutnet.org
> [mailto:masci-bounces a scoutnet.org] Per conto di dino Di Cicco
> Inviato: mercoledì 8 febbraio 2012 22.54
> A: Discussioni sul MASCI
> Oggetto: [Masci] alla ricerca del metodo...........
>
> Scusatemi, ho sicuramente grandi lacune (non avendo fatto il
> boy-scout, ma solo lo scout adulto) ma continuo a sentire
(discutere)
> di questa grande necessità di un metodo per gli adulti.
>
> Forse in tutti questi anni mi sono illuso di aver fatto un
> percorso che invece non aveva senso.
> c'è qualcumo che mi sa spiegare in che cosa sbaglio?
> Leggendo i libri di scoutismo adulto, avendo partecipato e
> tutti gli eventi Masci degli ultimi anni, essendomi
> impegnato in comunità, nella mia Regione, nel nazionale,
> nel volontariato...... non ho mai percepito una mancanza così
> grave.
[...]
Io credo che occorra chiarirsi alcune idee.
Ovviamente le mie sono idee molto personali, di uno che ha
vissuto lo scoutismo dei ragazzi solo come "fruitore", con un
capo eccezionale (Luciano Ferraris) e per giunta per un periodo
ed una modalità limitato dal fatto che a 15 anni ero già in
officina ad imparare (dalla parte dell'apprendista) come si
costruivano le carrozzerie, e lo studio andava avanti di sera,
in un (allora) prestigioso istituto, in parte finanziato dalle
fondazioni degli Agnelli, che pretendeva 6 anni di studi per
diplomare con l'esame di stato, dei periti industriali come
quelli che nello stesso istituto i corsi diurni preparavano in
cinque.
Il resto della mia vita scout è stata sostanzialmente vissuta
da adulto.
Luciano non pretendeva di nascondere il fatto che B-P fosse stato
un militare con idee comunque da "comandante" anche se per i
giovani aveva la "mano" da educatore.
Pochi parlano dei libri scritti per preparare gli scouts,
e "famo a capisse": non i BOYS scout, Ma gli UOMINI dei
"Corpi degli Esploratori indigeni di Sua Maestà Britannica"
di cui lui era uffciale.
Io penso che sia lì e non nelle elucubrazioni di qualche
pensatore posteriore, che ci sia da traslare nel nostro
tempo e nel nostro movimento il comportamento dell'adulto.
Non era della Brigata di Cavalleria Leggera (non della
Luce, come qualche malpraticante traduttore ha identificato
I 600 di Balaclava) che si occupava Il Maggior Generale
Baden Powell. Si occupava di aver degli uomini capaci di
cavarsela comunque.
Con prudenza, intelligenza, adattabilità,lealtà, senso
del dovere, capacità di comprendere la situazione,
adattarsi, e alla fine portare a casa la pelle.
Capaci poi di tornare e guidare i reparti per il percorso
sicuro.
La leggendaria carica del Savoia Cavalleria ad Isbuschenskij
non fu una mossa avventata di un comandante disperato:
Gli esploratori avevano rilevato la situazione delle forze
Russe, praticamente impantanati e delle posizioni dei
reggimenti siberiani.
Quando sergente esploratore Comolli fece il suo rapporto,
il comandante Bettoni diede l'ordine della carica su dati
precisi. E andò come è noto.
Quello è il compito dell'esploratore, saper trovare il percorso
E poi andare avanti, cercando altre strade.
non a caso il vocabolo che lo designa è PATHFINDER, che NON
è colui che CERCA il percorso, ma colui che lo TROVA!
Altre volte ho scritto che il compito dello Scout - che per
me, tout court individua l'Adulto, (il ragazzo è un BOY scout
e per Mario Mazza un "Giovane" esploratore,) - è quello di
esplorare nuovi percorsi.
NUOVI, quindi non scimmiottando altre realtà, non imitando
S. Vincenzo e Volontari del Soccorso, quelli il loro compito
lo sanno fare bene.
Se proprio piace quell'impegno, o se si percepisce che lì c'è
bisogno si va a lavorare da loro, magari portando il proprio
spirito di scout, ma non ci si mette a creare una comunità
che faccia quelle cose, probabilmente con meno efficienza
ed efficacia.
E tantomeno impegnare il movimento a creare una struttura
che sarebbe un'anomalia.
Tanto per giocare in casa: per scavare i pozzi in Tanganika
non ci siamo inventati una struttura, ma ci siamo reinventati
un sistema di finanziamento (la raccolta di tappi di plastica PE)
con cui viene finanziata una ONG che quel mestiere lo fa da
oltre quindici anni.
E lo sa fare bene, con regole ben oliate e sedimentate.
E noi, tutte le comunità del Piemonte, ormai, stiamo facendo
qualcosa che prima nessuno qui aveva pensato, (adesso c'è
già chi prova a copiarci).
Dall'alta valle di Susa a Trecate, da Aosta ad Alessandria
questa impresa ha raggiunto dimensioni, metodi e peso
aziendali.
Siamo andati "per strade non battute"
Lo facciamo con lo spirito scout, cercando soluzioni nuove
a problemi imprevisti.
Nelle comunità del Piemonte, gli Scout che si impegnano in
questo gioco non stanno rincorrendo un adattamento del "metodo
per i BOYS scout": utilizzano le loro conoscenze e professionalità
per ottenere un obiettivo multiplo:
- Finanziano un'impresa di tutto rispetto,
- imparano ad organizzare i propri interventi in modo elastico,
- parlano nelle scuole o negli oratori del problema,
abbinando gli effetti del miglioramento della qualità della
vita ad un popolo disagiato, con l'idea di un aiuto a ripulire l'ambiente
(un centinaio di tonnellate*anno di materiale che la legge
definisce "classificato").
In tutto questo, del "metodo" per i ragazzi, rimane poco altro
che il "learning by doing".
Nelle comunità però, non c'è solo questa di attività, all'interno
di ciascuna comunità ci sono anche altri filoni, frutto della
sensibilità e l'inventiva dei componenti.
Ci sono diversità enormi tra impegni e approccio ad essere comunità
nelle e tra le comunità
Il collante o il fil rouge, chiamatelo come vi pare, lo trovate
NON nell'insistenza a cercare o provare un "metodo" derivato o
continuazione del metodo educativo per ragazzi.
Lo trovate nello spirito dell'Avventura, nel voler esser comunità
e non cani sciolti; nel sapere conseguire obiettivi in comune.
Nell'aver capito il concetto di "Servizio".
Cosa volete di più?
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.......GioVanni- Caluri
Giovanni.Caluri a alice.it
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