[Masci] A proposito dei fatti di Parigi
giovanni caluri
giovanni.caluri a alice.it
Mer 14 Gen 2015 22:26:17 CET
Riporto qui l'articolo che d.Tino Negri, direttore del Centro Federico Peirone, che nell'arcidiocesi di Torino ha il compito di documentare e rapportarsi con le fedi non cristiane, ha scritto per il sattimanale della Diocesi.
Se qualcuno volesse commentarlo....
Farebbe capire che anche in questa m-l c'è chi cerca di capire e si informe e commenta
Giovanni - Caluri
ScoutTag Regina Margherita (TO) (MASCI) A.S.
"Lupo Volante"
Uno dei "vecchi del TO XXIV" di Luciano Ferraris
mailto giovanni.caluri a alice.it
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Caro amico musulmano,
all’indomani della strage di Parigi ad opera di alcuni musulmani, seguaci di una dottrina islamica violenta ,
condivido con te alcune riflessioni a cuore aperto.
So che anche tu, nel profondo del tuo cuore e della tua coscienza, credi che Dio aborrisce la violenza.
Infatti quando proclami che Dio è la Pace (Salàm, radice slm), contemporaneamente affermi che l’islàm (stessa
radice, slm) è pace.
So che la grande maggioranza della Umma islamica rifiuta la violenza ma che una parte di essa pretende che questa sia non solo lecita ma addirittura doverosa, secondo la “vera” interpretazione del Corano.
Dopo gli attentati di Parigi molti musulmani “senza se e senza ma” hanno preso le distanze da questa follia che infanga l’islàm, dalle azioni orripilanti dei fanatici dell’Isis, di al-Qa’eda, di Boko Haram, dei Talebani e di tutte le sigle che, proclamando il takfìr (dichiarazione di “infedeltà”), si arrogano il diritto blasfemo di uccidere i takfìri in nome di Dio e del Corano, anche musulmani, come accade in Iraq e in Siria.
Proprio per questo, il 4 dicembre u, s., ben 700 ulema di ogni dove, riuniti nell’Università di al Azhar, hanno condannato l’ideologia dell’Isis in nome dell’interpretazione dotta e autorevole del Corano.
In seguito, l’1 gennaio u. s., prima degli attentati di Parigi, il Presidente egiziano, il Generale al-Sisi, considerando insufficiente la condanna degli ulema di al-Azhar, ha pronunciato un discorso che oso definire “storico”.
Riporto una parte, rinviandoti alla lettura dell’intero discorso in lingua araba: “Mi rivolgo agli studiosi della religione e alle autorità religiose. Dobbiamo rivolgere uno sguardo attento e lucido alla situazione attuale.
É inconcepibile che l'ideologia che noi santifichiamo faccia della nostra intera nazione una fonte di preoccupazione, pericolo, morte e distruzione nel mondo intero.
Non mi riferisco alla "religione" bensì alla "ideologia" - il corpo di idee e di testi che abbiamo santificato nel corso di secoli, al punto che rimetterli in discussione diventa difficile (…)
É concepibile che 1,6 miliardi di musulmani uccidano il resto della popolazione mondiale, per vivere da soli? É inconcepibile.
Io dico queste cose qui, ad al-Azhar, davanti ad autorità religiose e studiosi.
Che Allah possa testimoniare nel Giorno del Giudizio della sincerità delle vostre intenzioni, riguardo a quello che vi dico oggi (…) Dovete opporvi a questa ideologia con determinazione.
Abbiamo bisogno di rivoluzionare la nostra religione (…). Onorevole Imàm (=Sceicco di al Azhar, n.d.r.), voi siete responsabile davanti ad Allah. Il mondo intero aspetta le vostre parole, perché la nazione islamica è lacerata, distrutta, avviata alla rovina.
Noi stessi la stiamo conducendo alla rovina”.
È come se il “califfo” d’altri tempi sollecitasse gli ulema a fare ijtihād (sforzo interpretativo competente e autorevole) per aggiornare la religione.
Non a caso al-Sisi ha esortato gli ulema a riprendere il percorso riformatore, interrotto, del grande shaykh di al Azhar e muftì egiziano Muhammad ‘Abduh che, nella seconda metà dell’ ‘800, proponeva una riforma dell’islàm che includesse gli aspetti positivi e non contraddittori della modernità, purtroppo ostacolato dagli ulema conservatori.
Casomai tu fossi un musulmano wahhabita, ti invito a riflettere criticamente sulla tua ideologia: come è possibile che in nome di Dio e dell’islàm si lapidi l’adultera (rarissimamente l’adultero…), si tagli la mano e il piede del ladro, si uccida l’apostata ecc … in Arabia Saudita e nei paesi del Golfo mentre numerosi Stati islamici non applicano queste pene? Non c’è forse contraddizione? Non c’è forse un’ ijtihād diversa da un
luogo all’altro? Non avverti il paradosso?
Forse sei un Fratello Musulmano e ti adiri perché ho menzionato al Azhar – una lunga storia di disaccordi, la tua, con gli ulema azhariani - e nientemeno che al-Sisi, il tuo grande nemico. Ecco, in Occidente abbiamo fatto il tifo per te, dopo la vittoria elettorale del tuo partito in Egitto, sperando che l’islàm politico desse una chance alla “democrazia” … ma, che delusione!
Ci hai presentato la fotocopia dello Stato islamico e, contestualmente, una caduta verticale dell’economia, tradendo assolutamente la rivoluzione dei giovani di
Piazza Tahrīr, inesperti di politica ma pieni di speranza, “connessi” con le esigenze del loro tempo, cristiani e musulmani mano nella mano, che sognavano l’avvento di uno Stato “civile” (tu non usi la parola “laico” e … ti capisco).
Perciò una fiumana di ben 30 milioni di Egiziani, nella più grande manifestazione mai vista in Egitto, hanno delegittimato il governo della Fratellanza Musulmana.
Le “democrazie” occidentali, autoreferenziali, si sono scandalizzate.
Ma il popolo egiziano ha motivato con grande realismo la sua scelta:
tra una dittatura militare e una dittatura religiosa preferiamo la prima! Non vogliamo fare la stessa fine dell’Iran!
Della dittatura militare prima o poi ci si sbarazza, di quella religiosa è molto molto più difficile!
Già, la “democrazia”. L’Occidente autoreferenziale ha finto di volerla esportare nella tua terra. Eppure, i germi di questa democrazia sono già presenti, bisogna saperli vedere.
Le “primavere arabe” sono un sussulto delle tue società “plurali” che chiedono una migliore rappresentanza e spartizione di potere su basi confessionali.
È un fatto enorme, un passo verso una più solida democrazia! Ebbene, caro amico musulmano, l’Occidente non comprende perché non conosce o non vuole conoscere.
C’è già un esempio luminoso per il tutto Medio Oriente di questa “democrazia”, il Libano. Giovanni Paolo II, in visita al Libano (1997), affermava di fronte ad una piazza straripante di persone di tutte le confessioni religiose:
"il Libano è più di un Paese, è un messaggio”.
Un’altra pagina di speranza “democratica” la sta scrivendo la Tunisia, a caro prezzo, quello del sangue.
Per la prima volta in uno Stato islamico un partito “civile” (Nidaa Tounes), dopo libere elezioni succede nel governo ad un partito religioso (al Nahda).
Sta nascendo la democrazia islamica e in Occidente tifiamo tutti per la riuscita del progetto, con un po’ di fiato sospeso.
Se permetti, vorrei suggerirti una strategia per la riuscita della democrazia.
La storia dimostra che essa non ha un futuro se non si sana la frattura storico-religiosa fra Sunniti e Sciiti.
Questione delicata, simile, per capirci, a quella del sec. XVI fra Cattolici e Protestanti.
Dopo un lungo periodo di guerre e divisioni abbiamo capito il valore dell’ “unità nella diversità”, l’”ecumenismo” …
Potresti approfondire la nostra storia per il bene dei tuoi paesi , perché historia magistra vitae dicevano i nostri saggi padri latini.
Vi aspettiamo, crediamo nella vostra possibilità di cambiare, siamo convinti che nell’orizzonte del dialogo interreligioso l’islàm è un valore aggiunto per lo sviluppo di tutta l’umanità, perché le religioni portano in sé un “senso” dell’uomo e della storia che i non credenti non possiedono.
Caro Occidente, cari USA, cara Europa, cara Francia, caro Charlie Hebdo
Con rispetto critico.
In qualche modo accomunati dalla condanna ineludibile degli attentati di Parigi, abbiamo accettato di essere omologati nello slogan “io sono Charlie Hebdo” ma ora vorrei esporre vari motivi di una presa di distanza.
Cari politici, giornalisti, società civile, manifestanti ecc. dei nostri “Occidenti “, qual è la legittimità e la sensatezza della seconda guerra dell’Occidente contro l’Iraq al fine di “esportare la democrazia”, invero nient’altro che una guerra geostrategica, per il petrolio e i cospicui proventi del commercio delle armi?
Questa guerra sciagurata con le sue perduranti tragiche appendici, hanno causato centinaia di migliaia di morti innocenti, distrutto due paesi (Siria ed Iraq), creato milioni di profughi …
Cara Francia, ti sei forse strappata le vesti allo stesso modo degli attentati di Parigi quando Sarkozy ha destabilizzato la Libia per “abbattere un dittatore”, occultando dietro questa ragione personali ambizioni politiche frustrate, ragioni neocoloniali vanificate, il controllo del mercato petrolifero e minerario del Maghreb e dell’Africa subsahariana ?…
Ebbene, proprio queste guerre hanno scoperchiato il vaso di Pandora del terrorismo dell’Isis, di al Qa’eda e della Libia.
Adesso abbiamo i terroristi … in casa!
Libertè, égalitè, fraternitè, la democrazia, grandi conquiste… ma una democrazia “asimmetrica”, soprattutto una libertà e ed un’uguaglianza “asimmetriche” … la fraternità invece attende ancora all’uscio.
La rivoluzione francese ha conosciuto anche il “Terrore” e, per ragioni storiche, è stata antireligiosa nella sua essenza.
Da essa ereditiamo una "laïcité" sui generis, non ancora scevra del suo carattere antireligioso.
La Francia è il paese occidentale più intollerante dei simboli religiosi - pur ammettendo una certa ambiguità, come emerge dal “rapporto sulla laicità” della Commissione Stasi, sfociata poi nella legge dello Stato (2004) che limita i simboli religiosi nello spazio pubblico.
Invece, nella maggioranza dei paesi europei, gli stessi simboli religiosi sono accettati.
Non è questa una limitazione di libertà?
Perché allora vituperate i paesi anglosassoni che non pubblicano le vignette di Charlie Hebdo all’indomani delle stragi di Parigi? La codardia? Ma non è forse sensato limitare la propria libertà se crea pericolo a se stessi?
Anche voi fate lo stesso, come ho appena detto! Inoltre, la Carta dei diritti dell’uomo degli Stati Uniti d’America (1787) nasce “religiosa”, nomina Dio nel suo preambolo. Storia diversa, diversa concezione della libertà, Dio non è nemico della libertà dell’uomo, società diverse, un diverso rapporto tra le religioni e lo Stato.
Una libertà dunque pragmatica, con il senso del limite, nel rispetto di tutti senza la pruderie di offendere la sensibilità alcuno
Non approviamo assolutamente l’uccisione nel nome di Dio! Uniti idealmente nella manifestazione di Parigi di domenica 11 gennaio nello slogan “io sono Charlie Hebdo”, per la salvaguardia della “democrazia”, patrimonio inalienabile di tutto l’Occidente.
Ma non nel nome della "laïcitè" né del correlato concetto di "libertè" irridente, irrispettosa, irriverente.
Nella fattispecie, Maometto e il Corano non sono il patrimonio dei terroristi islamici ma di 1,6 miliardi di persone, vilipesi dalla vostra mancanza di rispetto.
Forse avete rimosso dalla vostra memoria che il 30 settembre 2005, allorché il quotidiano danese Jyllands-Posten pubblicò le “caricature” di Maometto, insorsero le piazze di tutto il mondo islamico, non un pugno di terroristi islamici.
In seguito le caricature furono riprese da Charlie Hebdo nel disappunto di tutta l’Europa.
Le Monde a sua volta (un vizio irredimibile, a quanto pare) le pubblicò.
Trovandomi a quel tempo in Marocco, sono testimone che il Ministro degli Interni marocchino ordinò il sequestro di tutte le copie del giornale in edicola per evitare disordini di massa.
Il Marocco è forse un covo di terroristi? Il Marocco considera il suo islàm liberale e aperto, è una vostra ex-colonia.
Forse un esempio chiarisce meglio di ogni parola.
Poiché per “natura storica” siete irrispettosi della religione e faticate a capire, pensate ad un gesto simbolico che concretizza una metafora molto cara a Charlie Hebdo, il diritto di “pissser” su tutto e tutti: nella grande Piazza Tahrīr del Cairo stavolta migliaia di persone si ritrovano per urinare sulla bandiera francese.
Perché no, una “satira in atto” in nome della libertà senza limiti.
Non ammazzano nessuno.
Non vi sentireste offesi? Immediatamente l’Egitto sarebbe sommerso dalle proteste delle diplomazie di mezzo mondo, che esigerebbe scuse immediate e la punizione dei colpevoli. Libertà asimmetrica!
Per contro, solo due anni fa, perfino Facebook censurò quelle vignette impertinenti e il settimanale francese “Le Point”, che ne pubblicò una per criticarla, titolava l’articolo: “Perchè Charlie Hebdo gioca con il fuoco? “.
Francamente, questa è una libertà post-sessantottina adolescenziale! Del resto, v’immaginate dei genitori - non sconsiderati - cui sta a cuore il futuro dei propri figli, che coscientemente e volutamente li educano nel segno di una libertà senza limiti e offensiva degli altri?
Non posso terminare senza citare, come si costuma, almeno un’auctoritas a favore.
Scelgo tra i francesi il Cardinale Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso e Camerlengo di Santa Romana Chiesa, irriso stavolta da Facebook nel nome della libertà “irrispettosa” in quanto, malato di Parkinson, si esprime male.
Così afferma in un’intervista: “È vero che non si può ridere di tutto.
E ci sono delle sensibilità anche religiose che andrebbero sempre rispettate” (Avvenire, 10 gennaio 2015).
Ovviamente il Cardinale caldeggia contestualmente il valore della libertà di espressione e della democrazia e condanna senza dubbio alcuno gli attentati di Parigi.
La libertà non è un assoluto, l’uguaglianza nemmeno, ma entrambe sono illuminate dalla fraternitè non nazionale ma universale (purtroppo ostracizzata), oppure entrambe zoppicano.
Don Augusto (Tino) Negri
Direttore del Centro Peirone
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