[Masci] qualcosa a cui pensare
Giovanni Caluri
giovanni.caluri39 a gmail.com
Mer 10 Gen 2018 15:51:51 CET
Visto che qualcuno ha risposto,provo a provocare, sopratutto le "competenti
autorità" che leggono e tacciono.
questo argomento andrà ad urtare i nervi scoperti di chi vuole
intensamente il discusso provvedimento dello "Ius Soli", specialmente
coloro riconoscibili in questo articolo, cui un'alleanza (che giudico
scellerata) con l'Islam per pendere il potere, fa tanto gola
Giovanni
L'ISLAM SOGNA DI CONQUISTARE L'EUROPA, A COMINCIARE DALLA SPAGNA (IN ARABO:
ANDALUSIA)
Il Corano divide il mondo in due parti: quello della pace (musulmano), e
quello della guerra (non musulmano)
di Vittorio Messori
Dopo la strage sulla Rambla barcellonese ci si è chiesti perché la Spagna
sia un obiettivo privilegiato per il terrorismo islamico. Ebbene,
rifacendosi alla storia, due sarebbero le ragioni. La prima è che gli
spagnoli sono gli ultimi europei ad avere ancora due possedimenti - seppur
ciascuno di pochi chilometri quadrati - sul territorio africano, per giunta
islamico: sono le città di Ceuta e Melilla sulle coste del Marocco. Le
città - entrambe sugli 80.000 mila abitanti - sono di proprietà spagnola da
secoli (furono basi per combattere, guarda caso, la pirateria saracena) e
la loro popolazione è composta quasi interamente da spagnoli. Ma, come si
sa, i fedeli del Corano dividono il mondo in due parti: quello della pace,
musulmano, e quello della guerra. Che è poi tutto il pianeta non ancora
passato sotto la sudditanza della mezzaluna. È intollerabile, per loro,
l'esistenza di quei due "tumori degli infedeli" all'interno di un Paese che
è "loro". Da qui la lunga, violenta polemica del Marocco, cui si oppone il
rifiuto di cessione della Spagna, ricordando che popolazione, abitudini,
lingua, religione di Ceuta e di Melilla sono da secoli spagnoli. Intanto,
le due città sono in stato d'assedio, chiuse da una doppia recinzione di
alte barriere di filo spinato non solo per evitare un improvviso blitz
militare marocchino, ma anche per non concedere l'accesso a turbe di neri
subsahariani che sperano di trovare in quel piccolo territorio formalmente
europeo un trampolino per il passaggio al Vecchio Continente. È una
situazione esplosiva, della quale non solo in Italia ma nell'intera Europa
si parla poco: ed è un errore, perché qui, sulle coste africane, c'è un
focolaio acceso che alimenta l'orgoglio omicida del terrorismo.
LA NOSTALGIA PER LA PERDITA DELLA SPAGNA
Più conosciuta l'altra ragione che può spiegare l'accanimento dei
terroristi. Resiste da secoli, in tutto il mondo musulmano, la nostalgia
per la perdita di Al Andalus, come chiamavano la Spagna nella sua totalità.
In particolare, il rimpianto è per la regione che non a caso è detta
Andalusia, regione privilegiata per il suo clima, le sue acque, i suoi
frutti, le sue città, le sue dinastie spesso famose non solo per le armi ma
anche per la cultura. Ma non si tratta solo di nostalgia bensì, per i
musulmani praticanti, c'è la necessità religiosa di ritornare in quei
luoghi: per essi, infatti, ogni terra in cui sia stato praticato il culto
islamico non può diventare proprietà degli infedeli. Non potendo (per ora,
almeno) ritornare con le armi, i devoti sembrano volere prepararsi alla
riconquista intensificando l'immigrazione, spesso clandestina, di seguaci
del Corano e investendo in Andalusia grandi capitali per comprare terre,
industrie, case. Intanto, le bombe esplodono qua e là per la Spagna per
mostrare che l'Islam non ha dimenticato una terra che fu sua per sette
secoli e che non dispera di riavere.
Naturalmente, dopo ogni attentato si sprecano le parole di politici e dei
media sulla resistenza, sulla volontà di difesa dei valori dell'Occidente.
Lasciamo da parte il discorso dei "valori" che ci porterebbe a dire cose
anche imbarazzanti, come chiedersi (con ogni rispetto per i 12 morti) se
fossero davvero "valori" quelli di un giornale blasfemo, sconcio ancor più
che volgare, cinicamente nichilista come Charlie Hebdo.
LA BANDIERA DELL'ANDALUSIA
Ma centriamo il discorso sulla "difesa". Scoprendo che succedono cose
strane, come quella della bandiera che l'Andalusia si è data, alla pari
delle altre comunità autonome nelle quali, dopo la morte di Francisco
Franco, è stata divisa la Spagna. La bandiera attuale fu disegnata, già nei
primi decenni del secolo scorso, da Blas Infante, uno degli iniziatori di
un "nazionalismo" andaluso che segnasse la differenza di questa terra dalle
altre ispaniche. Secondo molti studiosi Blas (che pare avesse ascendenti
"mori") in un soggiorno in Algeria si sarebbe convertito all'islam. Vero o
no che sia, resta il fatto che il vessillo da lui elaborato è una
esaltazione di Al Andalus musulmano. La bandiera, infatti, consta di tre
strisce orizzontali di eguali dimensioni: la striscia più in alto e quella
più in basso sono verdi, mentre quella centrale è bianca. Fu lo stesso Blas
Infante a spiegare il significato dei colori da lui scelti: il verde
(colore, tra l'altro, prevalente nell'Islam) era in onore del potente
califfato degli Omeyas del X secolo. Il bianco, invece, ricordava l'impero
Almohade del XII secolo, sotto il quale il verbo annunciato da Maometto
raggiunse il maggiore splendore.
Dunque, come la mettiamo? L'Andalusia ritornata cristiana da ormai cinque
secoli, grazie a una riconquista lunghissima, vorrebbe contrastare il
possibile ritorno violento de los Moros, agitando una bandiera che esalta
le loro glorie maggiori e che esprime nostalgia per la sottomissione alla
mezza luna?
*Nota di BastaBugie*: Andrea Zambrano nell'articolo sottostante dal titolo
"Operazione Deconquista, il patto tra Islam e Sinistra" parla del braccio
di ferro per espropriare alla Chiesa la cattedrale di Cordoba, cattolica da
700 anni, per ospitarvi un culto condiviso tra islamici e cristiani. E'
l'operazione Deconquista, di cui si fanno portavoce la Sinistra spagnola e
le comunità islamiche.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana
il 27 novembre 2017:
*La chiamano già deconquista, un'operazione di presa di possesso di antichi
luoghi islamici nel cuore dell'Europa. E' una delle vie che provano
l'avanzata dell'islamizzazione del Vecchio Continente. Giovanni Paolo II
vide un'invasione vera e propria, ma quanto sta accadendo in Spagna, dopo
quello che abbiamo visto in Germania, dimostra che l'invasione non deve per
forza usare scimitarre ed eserciti, ma più semplicemente l'utilizzo astuto
e strumentale delle leggi. Ad esempio può occupare luoghi. Ne è una prova
lampante quanto sta accadendo silenziosamente da mesi in Spagna dove uno
dei simboli della cristianità è diventato l'oggetto del contendere in un
braccio di ferro che vede opposta la Chiesa alla comunità islamica che si è
trovata come alleate le forze politiche più laiciste del Paese. Siamo a
Cordoba, città tra le più importanti dell'Andalusia ed è qui che la locale
cattedrale rischia di diventare il primo avamposto di una conquista
islamica di ritorno. Anzi, come è stata ribattezzata una deconquista, dato
che è proprio grazie alla Reconquista che la cattedrale di Cordoba poté
tornare ai cristiani nel 1236. Da quell'anno, dopo la riconquista della
città da parte di Ferdinando III di Castilla la titolarità della splendida
moschea-cattedrale di Cordoba è in mano alla Chiesa che aveva così riavuto
il tempio strappato e trasformato in moschea dai mori. Un tempio patrimonio
dell'umanità, dove gli elementi architettonici originari islamici si
mescolano e si fondono con gli interventi successivi di epoca
rinascimentale e barocca. E infatti la mescolanza tra i diversi stili è
diventata la scusa per cambiarne la titolarità: non più di proprietà della
Chiesa, ma in mano allo Stato in modo che la gestisca affidandola ora agli
islamici ora ai cristiani. Una proposta folle, che adombra una coabitazione
impossibile, che pure da queste parti per alcuni anni è stata tollerata
prima che i mori definitivamente cacciassero i cristiani. A farsi portavoce
di questa richiesta non è soltanto la giunta islamica locale, ma anche la
Sinistra estrema di Podemos che chiede alla giunta regionale andalusa di
convertire il tempio in un luogo dal culto misto e regolamentato dallo
Stato. La presidente della giunta andalusa Susanne Diaz ha proposto una
soluzione di compromesso affidando la titolarità all'ente pubblico, ma
l'amministrazione alla Chiesa. Ma è anch'essa una soluzione inaccettabile
per la Chiesa spagnola che si sta opponendo in ogni modo al progetto. Forte
del fatto che in realtà l'architettura originaria, secondo recenti studi,
non sarebbe propriamente islamica, ma bizantina. Quel che è certo è che
anche la storia di Cordoba è la fotografia della repentina islamizzazione
dell'Europa. L'operazione di espropriazione è stata condannata dal vescovo
di Cordoba Demetrio Fernandez e con lui l'amministrazione comunale della
città spagnola. Ma il patto d'acciaio tra le forze laiciste e la comunità
musulmana è forte proprio perché alimentato dal comune
anticattolicesimo. Con i numeri in crescita spaventosa per quanto riguarda
la presenza musulmana in terra iberica. Secondo l'Ucide, Unione delle
comunità islamiche di Spagna, alla fine del 2016 in Spagna vivevano
1.919.141 musulmani, pari al 4 per cento di tutta la popolazione. Di quei
quasi due milioni di musulmani 515.482 risiedevano in Catalogna.Non va
meglio con la crescita delle moschee: 1.264 luoghi di culto islamici
(moschee e sale di preghiera) nel più recente censimento, 109 dei quali
possono essere indicati come aderenti alla tendenza salafita, cioè
l'interpretazione fondamentalista dell'islam. Galizia, dove i convertiti a
Maometto sono già 5000, Catalogna e Andalusia le regioni nelle quali più
accentuata è la crescita della popolazione musulmana. Intanto però ci si
scandalizza per quel monito affidato da Giovanni Paolo II ad un sacerdote:
«Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si
chiama islamismo. Invaderanno l'Europa. Ho visto le orde provenire
dall'Occidente all'Oriente: dal Marocco alla Libia, dall'Egitto fino ai
paesi orientali». In quella visione il Santo pontefice indicava anche il
rimedio: una fede salda e forte. Che si attiva anche nel difendere i tesori
della Cristianità da un'offensiva mortale che sembra avere il sopravvento
su tutto, anche sul buon senso e sulla storia*
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