[Masci] Giornata di studio sulla "populorum Progressio"/1
Stefano Orlandi
sorlandi a libero.it
Mar 27 Nov 2007 12:37:35 CET
Giro questo intervento del Presidente in occasione di una giornata di studio
sulla Populorum Progressio organizzata in Lombardia.
"Quale il nuovo nome della pace, oggi?"
Permettetemi prima di iniziare una nota personale: lunedì scorso la mia
comunità rifletteva, come di consuetudine, sulle letture della domenica; un'
osservazione che è nata è che non si può pensare alla Regalità di NS senza
associarla alle Beatitudini perché il Regno di Dio è il Regno dove i primi
sono i poveri, gli oppressi, i mansueti, gli operatori di pace e di
giustizia,..
Questa riflessione si è svolta mentre preparavo questo intervento e mi è
venuto da pensare che la Populorum Progressio è l'Enciclica del Regno e
delle Beatitudini perché parla ai poveri, agli oppressi, ai mansueti, agli
operatori di pace e di giustizia,. di tutto il mondo.
Vorrei partire dal mio vissuto: non sono uno studioso, sono una persona che
vivendo all'interno di un grande movimento educativo ed all'interno della
vicenda politica italiana è stato condotto a leggere con attenzione i "segni
dei tempi" ed il suo evolversi e modificarsi in questi quasi cinquant'anni.
Per me la Populorum Progressio ha segnato un momento fondamentale della mia
crescita personale
La mia generazione si è formata nel periodo contrassegnato dalla enciclica
di Giovanni XXIII "Pacem in Terris" e dalla enciclica di Paolo VI "Populorum
Progressio" con al centro la grande Costituzione conciliare "Gaudium et
Spes" che per me resta il manifesto del laico credente. Una grande trilogia
unitaria.
In quegli anni tutte le realtà giovanili della Chiesa italiana: i Fuochi
dell'AGI, i Clan dell'ASCI, le sezioni dell'AC giovani, la FUCI, i circoli
delle ACLI, i giovani nelle Parrocchie si ritrovavano per riflettere,
studiare (parola un po' fuori moda), meditare su questi documenti,
scoprirono orizzonti nuovi, per molti fu l'occasione per scelte radicali di
impegno civile, culturale ed associativo
Questi documenti parlavano un linguaggio nuovo e profetico, parlavano
dell'incontro della Chiesa con il mondo; troppo spesso il mondo cattolico ed
anche il magistero della Chiesa aveva letto il mondo solo come kathecon,
come una forza che trattiene l'iniquità nel suo grembo (Seconda lettera ai
Tessalonicesi 2, 3-12), e aveva presentato la Chiesa come l'unica forza
liberatrice. Qui è la rottura radicale che il Concilio realizza vedendo, al
contrario, il mondo come il luogo dell'eschaton, dove si rivela la storia
della salvezza. Al di là delle implicazioni prettamente teologiche le due
figure comportano atteggiamenti culturali radicalmente diversi. Nella storia
della Chiesa kathecon ed eschaton si sono sempre intrecciati, creando
diverse interferenze che hanno conferito ricchezza e colore all'arazzo del
cattolicesimo. Ma è certo che in quel momento la Chiesa cessava di essere
"la cittadella assediata" dal male presente nel mondo per offrirsi alla
condivisione dei dolori e delle speranze di ogni uomo e di tutti gli uomini.
Questo lo rileviamo fin dagli indirizzi dei destinatari di queste due
Encicliche.
Giovavnni XXII nella la Pacem in Terris innovando rispetto alla tradizione,
nell'invito a riflettere: Sulla pace fra tutte le genti nella verità, nella
giustizia, nell'amore, nella libertà.
si rivolge come di consuetudine
Ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e altri
Ordinari aventi pace e comunione con la Sede Apostolica,al clero e . qui è
la novità, ai fedeli di tutto il mondo, a tutti gli uomini di buona
volontà
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