[Masci] R: Caro Giovanni-corretto II
Giovanni Caluri
giovanni.caluri a alice.it
Lun 26 Gen 2009 21:53:35 CET
> -----Messaggio originale-----
> Da: masci-bounces a scoutnet.org
> [mailto:masci-bounces a scoutnet.org] Per conto di Stefano Orlandi
> Inviato: lunedì 26 gennaio 2009 10:45
> A: Discussioni sul Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani
> Oggetto: [Masci] Caro Giovanni-corretto
>
> Caro Giovanni ogni tanto puoi concepire l'idea che ci sia una opinione
> pubblica non allineata ai diktat della Chiesa?[...]
> Parliamo dell'ennesimo caso di pedofilia nella Chiesa italiana?
24 Gennaio 2009
IL CASO
Verona, gli ex allievi del «Provolo»:
pedofilia? Mai visto nulla
Il più giovane ha 25 anni, il più anziano quasi 80. Sono decine e tutti molto arrabbiati: sono gli
ex allievi dellIstituto per sordi Provolo, messi insieme coprono tutto larco dei decenni in cui
si sarebbero svolte le presunte violenze ai loro danni. Dal 1950 al 1984, oltre 30 anni, «ma
guarda caso nessuno di noi ha mai sentito nulla». Sui giornali locali del mattino hanno letto cose
che definiscono « dellaltro mondo», «follie», «menzogne intollerabili » e tutti sono daccordo su
un punto: «Speriamo che non si lasci correre, che si arrivi a un processo, perché chi ha messo in
giro calunnie tanto gravi deve pagare».
Le calunnie cui si riferiscono sono quelle diffuse, con un servizio sullEspresso, da Giorgio Dalla
Bernardina, veronese, in un lontano passato per poco tempo alunno dellIstituto (dopo poco era
stato espulso per i suoi comportamenti), e oggi presidente della Associazione Sordi Antonio
Provolo, che riunisce una sessantina di soci, gli stessi che hanno sottoscritto la
testimonianza consegnata al settimanale. Per una strana combinazione, infatti, tutti quelli che
secondo laccusa avrebbero subìto violenza sarebbero in seguito confluiti nella stessa
associazione, che fino ad oggi, peraltro, ha mantenuto ottimi rapporti con listituto tanto da
riunirsi due volte la settimana in quella sede.
«Eravamo numerosissimi, possibile che quei sessanta hanno visto e subìto sevizie e violenze
inaudite e noi non ci siamo mai accorti di nulla? osserva Adriano S., classe 1940, per 8 anni
cresciuto nellIstituto veronese Essendo sordi, vivevamo giorno e notte insieme, dormivamo,
facevamo vita comune, se fosse vero ciò che scrive lEspresso lo avremmo saputo tutti. Io poi sono
uscito dal collegio che avevo 15 anni, a quelletà le cose si capiscono». Tanto più che i sordi
vivono ununione tutta particolare: inseriti in un collegio fin dalla prima età per imparare a
emettere suoni che non sentono, a pronunciare parole a loro sconosciute, mai sentite dalle labbra
della mamma, crescono lontani dai genitori, isolati da un mondo che parla e gli è estraneo, e così
creano tra loro un cameratismo indissolubile:
«La mattina si andava a lezione spiega Nicola ma la nostra vera vita era tutto ciò che si
svolgeva poi fuori dalla classe, pomeriggio e sera, quando tra noi ci si raccontava tutto, si
condivideva anche il pensiero più intimo, si creava un legame da fratelli veri. Noi comunità sorda
ci scambiamo ogni confidenza, e mai un abuso a uno di noi sarebbe passato inosservato, figuriamoci
a danno di cento bambini, da parte di 25 religiosi, per 30 anni...». Suona tutto ancora più
inverosimile, quando ascolti chi in quellIstituto ha studiato, è diventato adulto. «I genitori
venivano a trovarci la domenica, se abitavano vicino, altrimenti una volta al mese continua
Adriano S. ma quei religiosi ci facevano da padre e da madre. Ricordo la sera quando uno per uno
ci davano una carezza sulla testa, proprio come avrebbe fatto un padre ». Mario E. è rimasto in
Istituto dal 1954 al 1971, la bellezza di 17 anni, e, come tutti, conosce da decenni Dalla
Bernardina, «molto noto a Verona per il numero di cause che intenta a gente varia. Anche lEns,
lente nazionale sordi, tempo fa gli ha presentato un provvedimento di espulsione perché non si
atteneva ai comportamenti dettati dallo statuto. Ora è un uomo che, per risentimenti dovuti a uno
sfratto subito dalla sua Associazione finora ospitata gratis nei locali dellIstituto, ha pensato
di vendicarsi così, ma in questo modo sputa nel piatto in cui ha mangiato e getta fango su una delle
istituzioni più sante della città. Sono rimasto allibito a leggere di ' bambini sodomizzati per
anni e a gruppi sotto laltare' o nei confessionali e altre cose assolutamente impossibili.
Conosco benissimo quelli che ha plagiato per farli firmare, sono i più deboli tra noi, poveretti,
persone con forti problematiche, impaurite dal suo temperamento».
Ugo S. ha 71 anni, per 8 ha frequentato lIstituto e ricorda bene quei sacerdoti, «severi, se devo
proprio muovere una critica, che ci facevano pregare ogni mattina e studiare molto, ma oggi, che
grazie a loro io so parlare, li ringrazio anche di questo». Come Giovanni M., ospite tra il 1950 e
il 59, «spesso ma-lato, ma la notte se stavo male cera sempre un prete che si svegliava per
lassistenza. Stanotte, dopo quello che avevo visto sul sito dellEspresso, non ho chiuso occhio:
troppo arrabbiato, perché accuse tanto fantastiche mi hanno sconvolto, solo una mente diabolica può
inventare cose simili. Se dovessi descrivere cosè stato lIstituto per me direi una sola parola:
oro». Vittorio è vissuto 18 anni al Provolo, a partire dai «10 di scuola elementare anziché 5,
perché ogni anno lo si ripeteva due volte per imparare a parlare, poi ho frequentato le medie e
la scuola professionale interna. Nei preti ho trovato docenti di alto valore morale. Se oggi sono
bilingue, e oltre alla lingua dei segni so anche parlare con la voce, lo devo ai miei buoni maestri
che hanno tanto insistito. Erano gli anni 50, in tutte le scuole allora si usava la bacchetta o
scappava qualche scapellotto, questo sì, ma tutto rientrava in un legame af- fettivo sincero: loro
ci hanno dato gli strumenti per affrontare una vita per noi molto difficile».
Ha pianto di vero dolore Paolo, 25 anni, troppo giovane per testimoniare, ma anche lui conosce bene
alcuni dei preti accusati: «Una vigliaccata dice perché ormai non possono difendersi, non solo
in quanto anziani, ma perché i presunti fatti sono caduti in prescrizione, gli si nega così la
possibilità di lottare per il proprio onore. Perché chi li accusa ha parlato solo una volta scaduti
i termini per un processo?». La Compagnia di Maria per lEducazione dei Sordomuti è la più piccola
congregazione di Verona, solo 26 allora (21 oggi), dei quali 25 avrebbero violentato
sistematicamente cento bambini, e dieci di loro sarebbero ancora vivi. Era mattina ieri, quando
uno dei più giovani con tatto ha chiesto allanziano confratello se avesse saputo cosa sta
succedendo in questi giorni. Il vecchio sacerdote era pensoso: lo aveva saputo. Poi sempre con tatto
gli ha detto che su Internet erano anche circolati i nomi degli accusati ancora in vita. Con ansia
il religioso ha chiesto se tra quelli figurasse anche lui. Saputo che era così si è illuminato:
«Allora sono felice, adesso so che non cè niente di vero».
Dal nostro inviato a Verona Lucia Bellaspiga
Avvenire 24 Gennaio 2009
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.......GioVanni- Caluri
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