�1861, Chiesa nel mirino�

Giovanni Caluri giovanni.caluri39 a gmail.com
Ven 19 Mar 2010 21:40:39 CET


Per carità, sono contento che l'Italia
sia unificata, però... leggendo queste pagine
su Avvenire, c'è da chiedersi come siano
andate le cose veramente....


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Avvenire - 6 Marzo 2010
2 - ANGELA PELICCIARI
«1861, Chiesa nel mirino»
«L’attacco al papato non fu un effetto collaterale del Risorgimento, ma il
suo fine».
«Tutte le fonti dell’800, sia di parte cattolica che di pare massonica,
dicono la stessa cosa: che la fine del potere temporale del papato era
l’obiettivo di forze  internazionali legate al protestantesimo e alla
massoneria per distruggere la Chiesa». Angela Pellicciari, la studiosa che
ha riportato alla luce negli ultimi anni  una mole di documenti e fatti
sulla violenza dell’utopia risorgimentale – da Risorgimento da riscrivere
(Ares 1998) a I panni sporchi dei Mille (Liberal 2003) a  Risorgimento
anticattolico (Piemme 2004) – si dice sconcertata all’idea che ci sia ancora
chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.

Non fu dunque, quello contro la Chiesa, un conflitto collaterale
all’obiettivo dell’unità d’Italia?
«Pio IX lo disse in decine di interventi e così Leone XIII: la fine del
potere temporale era strumentale al crollo del potere spirituale. Liberali e
massoni erano  convinti che togliendo al Papato le sue ricchezze questo
sarebbe crollato anche spiritualmente. Perché proiettavano sulla Chiesa le
loro categorie».

Fu anticattolicesimo o piuttosto anticlericalismo, contro l’invadenza della
Chiesa in ambito secolare?
«Non si è trattato di anticlericalismo, ma di anticattolicesimo, che è cosa
molta diversa. Una circolare del Grande Oriente del 1888 dice proprio questo
ai  fratelli: guardatevi bene dal non usare la parola anticattolicesimo, ma
di usare la parola anticlericalismo, perché noi non siamo ufficialmente
contro Cristo e la  Chiesa, siamo solo contro i clericali che la snaturano».

Anche lo Statuto Albertino, infatti, riconosceva, all’articolo 1 quella
cattolica come la sola religione di Stato...
«Nell’800 la grande maggioranza degli italiani era alla ricerca di una
qualche forma di Stato unitario o federale. Pio IX era favorevole e insieme
a lui tutta la  Chiesa. Quando di questo progetto si appropriano in modo
anti-cattolico i Savoia e i liberali di tutto il mondo – liberali di tutto
il mondo unitevi è il vero  slogan dell’800, che precede quello marxista –
in un tale contesto il papa e i cattolici, ovviamente, si tirano indietro.
Ora, qual era la motivazione ufficiale  per cui competeva ai Savoia liberare
l’Italia? Era che loro erano moralmente migliori degli altri sovrani, perché
favorevoli a una monarchia costituzionale in uno  Stato cosiddetto liberale.
Arriviamo al punto. Nel 1848 è approvato lo Statuto Albertino e nel 1848 il
parlamento sabaudo discute di come sopprimere i gesuiti. Ma  i gesuiti non
sono un ordine della Chiesa cattolica, unica religione di Stato? Fatto sta
che i beni della Compagnia di Gesù vengono espropriati mentre i gesuiti
sono sottoposti a domicilio coatto perché rei del nome. Sottolineo: uno
Stato liberale che mette al domicilio coatto delle persone… perché ree del
nome! Nel ’55  allungano il passo e sopprimono gli ordini mendicanti e le
monache di clausura: 35 ordini religiosi. Alla fine del Risorgimento, nel
’73, vengono estese a Roma le  leggi eversive, ovvero i 57mila membri di
tutti gli ordini religiosi (ribadisco: della Chiesa di Stato…) sono messi
sulla strada e i loro beni vengono espropriati.  Beni donati dal popolo
italiano nell’arco di secoli, che finiscono ad arricchire i liberali:
migliaia di edifici bellissimi, circa due milioni di ettari di terra,
dipinti, sculture, oggetti d’argento, pietre preziose, archivi, biblioteche…
Questa operazione la vogliamo chiamare rispettosa della Costituzione? Per
non parlare  delle 24mila opere pie che operavano in tutta Italia:
soppresse. È grazie a provvedimenti di questo tipo che l’Italia si è
trasformata – per la prima volta nella  sua storia millenaria – in una
nazione di emigranti. Il Risorgimento è riuscito nell’impresa di
trasformarci in una nazione da nulla: l’Italietta».

Si sono accaniti meno sul clero secolare, tuttavia. Come mai?
«Perché i religiosi non vivevano come i parroci in mezzo alla gente e i
liberali volevano evitare una sollevazione di massa. Questo era chiarissimo
già dal ’48,  nei dibattiti del Parlamento subalpino. Non di meno, il codice
penale approvato nel ’59, agli articoli 268, 269 e 270, imponeva al clero di
obbedire a tutte le  leggi dello Stato e puniva con il carcere di due anni e
duemila lire di multa tutti coloro che disobbedivano con "parole, opere e
omissioni". In sostanza, i preti  che si azzardavano in chiesa a ricordare
che il governo liberale era scomunicato incorrevano in questo reato di
"parole"… Un prete, ovviamente, non poteva sposare  o celebrare il funerale
di un liberale scomunicato: qui scattava la disobbedienza per  "omissione".
Questo era il rispetto della "sola religione di Stato". Il  Risorgimento ha
attuato gli stessi provvedimenti anticattolici messi in atto tre secoli
prima dalle nazioni protestanti: l’unica differenza è stata che, mentre
Lutero, Calvino ed Enrico VIII, agivano in odio dichiarato alla Chiesa
cattolica, i liberali italiani erano vincolati al rispetto formale della
Costituzione e si  professavano più cattolici del papa. Una menzogna
radicale che invano Pio IX ha denunciato in decine di encicliche, oggi del
tutto dimenticate».

Una "liberazione" più o meno brutale del Kulturkampf in Germania, per
esempio?
«Certamente più violenta del Kulturkampf, che è stato fermato dall’azione
del Zentrum, il partito cattolico di centro. Qui sono andati ben oltre e non
li ha  fermati nessuno. Si sono arrestati, ad un certo punto, solo per la
paura dell’ondata socialista».

Si cita spesso, per ridimensionare la portata di quegli avvenimenti, la
frase di Paolo VI sulla «Provvidenza che tolse al papato le cure del potere
temporale  perché meglio potesse adempiere la sua missione spirituale nel
mondo».
«Una frase strumentalizzata. Intanto dire che è finito il potere temporale,
come fanno in molti, è dire un’inesattezza. Il potere temporale è ridotto a
un  territorio simbolico, ma c’è e questo salva la libertà della Chiesa
nella libertà del papa dal non essere suddito/cittadino di nessun altro
Stato. Il papa è  sovrano in Vaticano. Secondo, Dio è capace di estrarre da
un male un bene maggiore. Ma questo è, per l’appunto, opera della sua
provvidente onnipotenza. Fosse  stato per i liberali, la Chiesa cattolica
avrebbe semplicemente cessato di esistere».
 Andrea Galli


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