[Masci] Scusate se non sono gay

Giovanni Caluri giovanni.caluri39 a gmail.com
Mer 3 Nov 2010 21:16:50 CET


Nella commedia «I ragazzi stanno bene»
una storia buonista serve a normalizzare unioni e adozioni

Una coppia innamorata, felicemente sposata da 18 anni,
vive in una bella casa e ha due splendidi figli.
La vita scorre tranquilla fino al giorno in cui lei
perde la testa per un altro.
Ma per fortuna rinsavisce in tempo, viene perdonata,
riaccolta in famiglia, e il vero amore trionfa.
Per molti critici militanti e non solo, questa sceneggiatura
sarebbe stata non soltanto zuccherosa ma persino banale.
L’avrebbero massacrata, come inutilmente buonista.
Invece, ecco che per magia diventa «unica».
Di più: «necessaria» e «coraggiosa».

A operare la magia è il fatto che la coppia sposata
di cui parla il film in oggetto è costituita da due donne.
E già che ci siamo, i figli sono stati procreati
(uno a testa dalle due) col seme di uno sconosciuto;
l’«altro» per cui «lei» perde temporaneamente la testa,
è nientemeno che il donatore di seme di 18 anni prima;
e la 'sbandata' negativa è quella di un amore eterosessuale,
prontamente 'sanata' dal ritorno ad un 'normale' e
'matrimoniale' amore gay.

Insomma: a fare da spot al processo di normalizzazione delle
coppie lesbiche, del matrimonio omosessuale, e della
'genitorialità gay' ci pensa ora il film hollywoodiano

I ragazzi stanno bene (commedia della regista
lesbica Lisa Cholodenko, presentata ieri al Festival di Roma),
con due star come Julianne Moore ed Annette Bening.
Un film – si badi bene – che innalza proprio quei valori
(la famiglia unita, la sana educazione dei figli, il perdono
al coniuge fedifrago) che in tutti i film 'etero' vengono
sistematicamente disprezzati.
Ma qui diventano di colpo politicamente corretti, perché «necessari».


«In America aumenta sempre più il numero delle coppie omosessuali
con figli procreati dall’inseminazione artificiale.
E la cosa appare sempre più normale a tutti – proclama Julianne Moore a Roma
 – Bisogna avere il coraggio di dirlo».
E in effetti c’è un punto in cui "I ragazzi stanno tutti bene"
sta per dire qualcosa di coraggioso.
Quando i figli della coppia gay, rintracciato il padre naturale
(pardon: si deve dire «donatore», e basta)
provano una crescente attrazione per lui.
Per un attimo ci s’illude che il bisogno di paternità,
che l’indispensabilità della figura maschile, vengano francamente ammesse.
Ma è una speranza vana: «Perché presto anche i ragazzi
si rendono conto che la loro vera famiglia è quella con le
loro due vere mamme».
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Anche questo su Avvenire di oggi mercoledì 3 novembre 2010
a pag. 29
Giacomo Vallati

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ma scritto dopo fa un altro effetto



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