[Masci] i 150 anni dell'unità

polarstar a iol.it polarstar a iol.it
Lun 14 Feb 2011 15:31:54 CET


Carissimo, 

credo che la tua mail non faccia molto bene ad una riflessione seria sul perchè sia bene festeggiare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia e supporta ancora una volta di più la necessità di fermarsi e riflettere su questo tema. Non sono uno storico e non voglio fare analisi scorrette. Credo che i termini della questione vadano riportati al concetto vero che è quello dell'unità di un popolo che in centocinquantanni, per errori da parte di tutti, non ha saputo coagularsi in modo serio e con una visione strategica su valori veramente condivisi. Festeggiare l'Unità d'Italia vuol dire ripensare ai valori fondanti, che nascono da una cultura millenaria, di un popolo che ha saputo dare al mondo un patrimonio di civiltà e progresso quasi unico (ti invito a leggere il testo del discorso di J.F.Kennedy del 1961 in occasione della celebrazione del 1° centanario dell'Unità d'Italia. Lo trovi sul sito www.mascipiemonte.it). In un momento storico come quello che si sta vivendo ora, nel nostro paese, riscoprire ciò che ci unisce può aiutarci ad uscire da una situazione difficile, consapevoli che abbiamo, centocinquantanni fa intrapreso una strada comune, coscienti di avere fatto degli errori ma anche di avere, insieme portato una nazione ad essere protagonista nel mondo. Festeggiare l'Unità d'Italia è valorizzare anche le singole realtà perchè è dalla diversità che nasce la ricchezza (il motto degli Stati Uniti è "E Plurimus unum"). Non credo che tu debba avere paura della Festa dell'Unità d'Italia ma di un falso federalismo che lascia gli ultimi veramente ultimi. 
Poi un'ultima considerazione: la nostra promessa scout ci dice " prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere (...)verso il mio paese". Credo che questo significhi per lavorare per in bene comune, perchè certe anomalie (quelle che tu indichi nella parte finale della tua lettera) vengano smascherate e denunciate. L'Unità d'Italia si festeggia con e non contro. 

Fraternamente

Alessandro MOLINARIO
Castoro Geniale
Comunità Rivoli - Stella Polare





Giovanni nella sua e- mail "ma no, che ci siamo!" mi stimola. Sarà una ulteriore provocazione? sarò scomunicato? Devo dirvi che da meridionale (calabrese doc) non me ne frega più di tanto. La tanto conclamata unità d'Italia è sempre stata vista, da chi (meridionale) cerca di documentarsi con il poco materiale esistente in giro, come una aggressione operata dai savoia al popolo meridionale, con relativa annessione di terre, macchinari di fabbriche, beni, etc. etc. in pratica con la distruzione totale di un modello economico- sociale che era vivo e prospero. Basta andare a guardare le statistiche e la storia vera, non quella addomesticata savoiarda e fascista. Il fenomeno del "brigantaggio" va letto nella sua vera essenza, non a caso è stato un fenomeno diretto unicamente contro le "truppe di occupazione". La stessa lettura di frange di storia sfuggite alla censura di regime evidenziano le atrocità commesse contro il popolo meridionale. Lo svuotamento delle forze giovani del meridione inizia alcuni anni dopo l'unità e arriva ai massimi con la perdita totale di ogni speranza da parte dei meridionali. Lo testimoniano le rovine degli "opifici", mute testimonianze di attività industriali e artigianali distrutti, svuotati da tutti i macchinari avviati nel nord. A distanza di 150 anni il sud non è stato minimamente "risarcito" e di volta in volta preso in giro con le iniziative più strampalate; vi ricordate la Cassa per il mezzogiorno? è servita ad arricchire qualcuno e a mettere un paravento alle richieste dei meridionali (vale per tutto il noto episodio delle "vacche di Fanfani"). Ogni tanto qualcuno, per dare il contentino, le spara grosse: "Il Quinto Centro Siderurgico"; La Centrale a Carbone; Il Porto di Gioia Tauro; etc. La Salerno Reggio Calabria è come la tela di Penelope e serve solo, come tante altre iniziative, a foraggiare le associazioni criminali. E intanto? intanto chi vuole lavorare emigra. 
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