[Scouts-it] Come l'AGESCI ci castra i ragazzi.

Slartibartfast giorgio.moscaNOSPAM a inwind.it
Dom 11 Nov 2007 21:52:14 CET


> Se un maschietto può marciare per quaranta km, ad es., perché fargliene fare 
> soltanto venti?

>>> L'AGESCI, imponendo ai maschi di vivere da femmine, ce li mortifica, li
>>> sminchia perché li sottopone ad attività fisiche che non li 
>>> irrobustiscono e
>>> li castra.

> Quindi, io come genitore di ragazzi scout posso richiedere (dopo averne 
> parlato con gli altri genitori, naturalmente)  che i lupetti siano separati 
> dalle coccinelle, ad esempio?
> O che le guide svolgano marce senza gli esploratori?

Ciao a tutti.
Devo dire che a differenza di come si è presentata nel primo post, la 
questione sta prendendo un aspetto che trovo molto interessante.
Il punto di vista di questo genitore (salve...) non è poi così fuori dal 
comune, anzi, anche se le argomentazioni sono diverse, molto spesso si 
trovano genitori con spunti simili... e molto determinati oltretutto.

Mi rivolgo a lei signore.
Al di là delle sue argomentazioni sul femminismo (su cui si potrebbe 
discutere parecchio, ma non è né il post giusto, né il Newsgroup adatto, 
per cui mi astengo), il problema che lei pone per me ha una semplice 
soluzione. Da ex capo clan spero di parlare con cognizione di causa. In 
tutte le route proposte l'obiettivo è sempre stato, come deve essere, 
non la quantità di strada o la difficoltà, ma l'attenzione alla comunità 
(... e comunque non sono mai state passeggiate!). Le persone più deboli 
vengono aspettate e aiutate da chi è più forte perchè insieme si possa 
arrivare ad una meta. Questa naturalmente è una summa, quasi un'aforisma 
di tutte le sfumature del nostro metodo. Non di rado un clan ha anche un 
ragazzo portatore di handicap che comunque, facendo parte della 
comunità, arriva insieme agli altri ad una meta, così come gli altri 
raggiungono una meta con lui. E' difficile spiegarle tutto in brevi 
righe, ma questo è il clan.
Da noi, una persona che vale, in gamba, chi è un vero uomo, non è colui 
che ha la "minchia più lunga" (...), ma colui che sa accorgersi degli 
altri, a cui gli altri si affidano e di cui sanno di potersi fidare.

Ogni riunione di genitori ripeto ad alta voce ai papà e mamme presenti 
(quelli che parcheggiano i ragazzi non ci sono mai) di considerare il 
gruppo scout come uno strumento nelle loro mani per l'educazione del 
proprio figlio. Vorrei che si informassero, che partecipassero, che 
l'esperienza del ragazzo non finisse tra gruppo e ragazzo.
Signore, lei non può chiedere di cambiare la metodologia educativa 
perchè, secondo me, noi non siamo lo strumento che lei cerca. Non le 
dico affatto come educare i suoi figli, ma da quel che dice è come voler 
girare una vite col martello. Forse un'accademia militare potrebbe 
rispondere maggiormente alla sua idea di disciplina e vigore.
Dei ragazzi che hanno preso la partenza dal mio gruppo comunque non ne 
ricordo uno che sia stato un debole anzi... Affermo con orgoglio che 
quasi sempre uno scout è una persona vincente nella vita e 
soprattutto... sereno. E quelli che nel corso degli anni hanno avuto 
problemi non si sono stupiti nel vedere accanto a sé i "compagni di 
strada" di una volta ad aiutarli.

Mi rivolgo a tutti i capi scout.
Allargo la discussione.
Quest'anno viene introdotto il nuovo sentiero per gli EG. Nonostante la 
possibilità di sfruttare un'esperienza ormai di decenni, ancora una 
volta non c'è un minimo accenno al rapporto con i genitori.
Al WAM mi è stato risposto: "col buon senso!"... Io avverto la necessità 
di discutere maggiormente sul contatto tra branca e genitori, capo e 
genitori, metodo e genitori.
Non è di molto tempo fa la trasmissione di MI MANDA RAI TRE in cui siamo 
stati messi alla gogna da genitori infuriati e da un conduttore compiacente.
... Se i genitori non comprendono le nostre scelte, non è sempre colpa loro.

In fede
Giorgio
Caporeparto zona BS







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